Mi scusi, mi sa dire...?» statue del presepe a Lisore tanto belle da sembrare vive
Comunicato del 12/12/2022
Statue presepe esposte nella frazione di Lisore di Cerignale
Per gli occhi di un bambino la cartapesta colorata e ritagliata, con pezzi di cotone incollati a far da ali e un filo di spago per far volare quella figurina nella carta lucida che emula il cielo stellato, non è cartapesta. È un vero e proprio angelo. Ma a Lisore di Cerignale non serve essere innocenti come bambini o far chissà quale sforzo di immaginazione per pensare che quelle maschere in gesso lungo la strada, nel campo, vestite come contadini, sembrino vere. Addirittura in paese raccontano ridendo che nei giorni scorsi qualcuno si è fermato con l’auto - c’era un po’ di nebbia mattutina - per chiedere informazioni: «Mi scusi mi saprebbe indicare dove posso...?», ma la frase è rimasta interrotta vedendo che le anziane sedute nel campo, con le loro rughe, i capelli grigi, il foulard, il grembiule, non rispondevano, lo sguardo fisso, nella rappresentazione senza tempo di una pluralità di personaggi che, anno dopo anno, sono sempre più numerosi in quest’angolo di Valdaveto, intatto a esemplificare la vita nella sua varietà. Il presepe di Lisore nasce dalla Pro loco e dall’associazione “Fantarte Bobbio”, con la supervisione del maestro Luigi Scaglioni: «Le figure del presepe nascono dai manichini inutilizzati di alcuni negozi di Bobbio», spiega l’artista e artigiano. «Quest’anno abbiamo realizzato anche uno dei Re Magi. L’obiettivo è quello di rendere i protagonisti il più realistici possibile. Io lavoro con il gesso, con lo stucco, stando attento a intervenire per preservarli dalle intemperie, dal freddo, dalla pioggia, in questo mese. Serve una lavorazione di due giorni. Poi si dipingono i volti e si attende che asciughino. I vestiti sono invece cuciti dalle nostre esperte sarte. Facciamo tutto in autofinanziamento ».
Vanda Raggi, dalla Pro loco, ringrazia Scaglioni e chiunque abbia contribuito all’allestimento della natività: «Grazie agli amici Luigi, Mirella, Milena, Ercolina, Vera, Giorgio, Roberto, a Fantarte e a chiunque garantisca sostegno e vicinanza alle persone rimaste a custodire la nostra montagna». L’opera, esempio di land art, di arte territoriale, è iniziata nel 2016, in collaborazione con tutti i ragazzi “sraveighi”, selvatici.
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